PRESSIONE FISCALE NELL’UNIONE EUROPEA, ALL’ITALIA I PRIMATI

24 Maggio 2012 di admin

La pressione fiscale sale nel Vecchio Continente anche per effetto della crisi finanziaria, in particolare per la tensione in atto sui debiti sovrani. Lo certifica l’Eurostat con il suo rapporto annuale sugli oneri tributari nell’UE. L’Italia vince la non particolarmente esaltante palma del costo del lavoro inteso come pressione fiscale dello Stato sulle aziende per i lavoratori occupati con una percentuale del 42,6%, circa 8% in più rispetto alla media europea del 34%.
L’Eurostat ha pubblicato il rapporto annuale sulle “Tendenze della fiscalità nelle cifre dell’Unione Europea”. Si tratteggia così un interessante ritratto sulla pressione fiscale nel Vecchio Continente.
Quali sono le principali evidenze?
In termini generali le tasse sul lavoro rappresentano circa la metà delle entrate fiscali in Europa, seguite da quelle sui consumi, circa un terzo, e da quelle sui patrimoni, pari a meno di un quinto.
Le imposte dirette e indirette sono aumentate quasi ovunque nell’ultimo anno; se però le verifica si amplia a ritroso nel passato a si risale fino al 2000 si rileva come la media odierna della pressione fiscale è del 43,2% per l’Eurozona mentre allora era allora più alta al 47,1% e così quella dell’UE al 44,8%.
Proseguendo sempre nel delineare i profili il tasso medio dell’aliquota IVA “normale” è fortemente aumentato nei Paesi membri dell’Unione Europea con una tendenza in atto dal 2008.
Con il rialzo dell’imposta al 21%, l’Italia si allinea alla media europea, sopra i livelli di Germania e Spagna, rispettivamente al 19% e al 18%, ma al di sotto di Grecia e Irlanda, al 23%.
Andando agli estremi si varia da un’aliquota del 15% in Lussemburgo al 17% di Cipro, per arrivare fino al 27% in Ungheria o il 25% di Danimarca e Svezia, passando dal 20% della Slovacchia (era al 23% dieci anni fa).
Per quel che riguarda l’imposta sui redditi societari 2012 i tassi più elevati sono quelli della Francia (36,1%), Malta (35%) e Belgio (34%), e il più basso in Bulgaria e Cipro (entrambi 10%) e Irlanda (12,5%).
Anche il tasso medio più alto per le imposte sui redditi personali è aumentato nel 2012 nella UE.
I tassi più elevati sulle persone fisiche sono in Svezia (56,6%), Danimarca (55,4%), Belgio (53,7%), Paesi Bassi e Spagna (entrambi 52%), Austria e Regno Unito (entrambi 50%), Portogallo e Finlandia (al 49%) e in Italia (47,3%). Il più basso in Bulgaria (10%), Repubblica Ceca e Lituania (entrambe 15%), Romania (16%) e Slovacchia (19%).
In Italia la pressione fiscale sulla persone fisiche è in ascesa di circa 2%; dal 45,6% del 2000 passerà al 47,3% nel 2012 contro una media del 43,2% nell’eurozona (che pure ha visto un aumento di un punto sul 2011) e del 38,1% in tutta la UE.
E’ invece diminuita la pressione fiscale sulle imprese passando da una pressione del 41,3% (anno 2000) al 31,4% (2012, nessuna variazione rispetto all’anno precedente).
Passando alla tassazione sul lavoro nei 17 Paesi dell’Eurozona il peso implicito sul costo del lavoro, vale a dire tassazione più oneri sociali, è stato del 34% mentre per l’UE è al 33,4%. In Italia è salito dal 42,3 del 2009 al 42,6 %.
Fra i Paesi in cui il lavoro è più tassato ci sono anche il Belgio al 42,5 % (dal 41,9 % del 2009), la Francia al 41% (dal 41,3% e l’Austria al 40,5% dal 40,3%).
In Germania la tassazione sul lavoro si attesta al 37,4% dal 37,8%. Molto più bassa la tassazione a Malta (23,4%), Portogallo (23,4%), Bulgaria e Gran Bretagna (25,7%).
Interessante anche la evidenza sulla la pressione fiscale sugli immobili che vale 1,9% del Pil (2,2% nel 2009), e si divide tra transazioni che valgono 1,3% e quelle ricorrenti che valgono lo 0,6%.
La tassazione sulla casa varia molto da Paese a Paese: si va dallo 0,4 % del Pil in Repubblica Ceca, Estonia e Slovacchia al 4,2 % del Regno Unito, al 3,4 % della Francia, al 3,1 % del Belgio, passando per il 2,1 % della Spagna e lo 0,80 % della Germania.
In Italia è pari all’1,9%.
Le più alte entrate provenienti dalle imposte ricorrenti come percentuale del Pil sono state registrate nel Regno Unito (3,4%), Francia (2,3%) e Danimarca (1,4%).
Mentre le maggiori entrate da imposte sulle transazioni si sono viste in Belgio (1,8%), Italia (1,3%) e Spagna (1,2%).
In termini assoluti, i ricavi maggiori dalla pressione fiscale sugli immobili si registra in Gran Bretagna con 71,8 miliardi, seguita dalla Francia con 66,5 miliardi, l’Italia con 28,9 miliardi e la Germania con 21 miliardi.