Una recente sentenza (n.2368/2013) della Corte di Cassazione asserisce che, in caso di errore nell’indicazione del codice di attività nello studio di settore, spetta al Fisco dimostrare la corrispondenza tra l’attività in effetti svolta e quella dello studio utilizzato ai fini dell’accertamento. Il caso vede un contraddittorio con l’Ufficio dove il contribuente esercitava un’attività diversa da quella (erroneamente) indicata nello studio di settore. Secondo la Corte è l’amministrazione a dovere dimostrare l’applicabilità degli specifici parametri utilizzati all’attività in concreto svolta dal contribuente sulla base degli elementi indicati o di altri elementi dalla stessa individuati.