Come rassicurare i giovani che si avvicinano alla professione in questo periodo di incertezza normativa che riguarda in particolare lo svolgimento del tirocinio? Come possiamo sperare di dare risposte certe quando chi ha emanato interventi normativi procrastina la promulgazione delle interpretazioni corrette, soprattutto con riferimento ai periodi transitori ed al coordinamento tra norme? In concomitanza con il passaggio ufficiale del Registro dei revisori legali e del Registro dei tirocinanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, il pensiero dell’Associazione Italiana Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (comunicato stampa del 15 ottobre 2012) si concentra in particolare sul mancato coordinamento tra il periodo di tirocinio per gli aspiranti revisori legali, rimasto a 36 mesi, e quello per i dottori commercialisti ed esperti contabili portato a 18 mesi dalla “riforma delle professioni”. Mancato coordinamento che sta suscitando non pochi dubbi a chi si trova a dover sostenere le prove per l’accesso alla professione. Dalla nascita dell’Albo unico la normativa relativa al tirocinio professionale è stata in balia di interpretazioni ministeriali contraddittorie tra loro. Tra le tante, in questi ultimi mesi, abbiamo assistito ad un imbarazzante “botta e risposta” tra pareri dei diversi ministeri competenti in merito all’applicazione retroattiva del periodo di tirocinio ridotto ai 18 mesi. Quanto ancora dovremo attendere i chiarimenti relativi al coordinamento con lo svolgimento del tirocinio revisori legali e, ancor di più, quelli relativi all’esame di stato e di abilitazione all’esercizio della revisione legale? Mesi o anni? L’AIDC chiede fermamente di ricevere in tempi brevissimi risposte chiare e conformi a quanto espresso dal Consiglio Universitario Nazionale (MIUR) con parere del 3 aprile 2012 con il quale dichiara “l’equipollenza delle materie oggetto delle prove di esame per l’accesso alla professione di dottore commercialista ed esperto contabile e di quelle oggetto dell’esame di revisore legale”. Infine, esprime l’auspicio che la tanto ostentata volontà di agevolare l’accesso ai giovani alle libere professioni non si trasformi in questo caso in una inutile duplicazione di percorsi formativi e di prove di accesso.